Migrazioni e fattori ESG: tra governance aziendale e governance pubblica

Migrazioni e fattori ESG: tra governance aziendale e governance pubblica

Nel mio recente articolo Impatto dei fattori ESG sulle migrazioni. Tra governance territoriale e governance aziendale, pubblicato sulla rivista scientifica Eunomia dell’Università del Salento, ho approfondito il legame tra i fattori ESG (Environmental, Social, Governance) e le migrazioni a livello globale. In un contesto sempre più segnato dai cambiamenti climatici e da crescenti disuguaglianze socioeconomiche, ritengo che una sinergia tra governance pubblica e privata possa offrire strumenti concreti per affrontare questi fenomeni e promuovere un’inclusione sostenibile.

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Il ruolo delle istituzioni nella gestione delle migrazioni

Le istituzioni, a tutti i livelli, hanno il compito di attuare politiche in grado di contrastare le cause strutturali delle migrazioni forzate. Un quadro normativo solido, che integri criteri ESG nelle strategie pubbliche, può contribuire sia al miglioramento delle condizioni di vita nei paesi di origine sia all’efficacia dei percorsi di integrazione nei paesi di arrivo.

In questo senso, iniziative come il Green Deal europeo, il Patto sulla Migrazione e il Fondo Asilo Migrazione e Integrazione (FAMI) rappresentano esempi significativi di come la governance pubblica possa incidere in modo concreto nella gestione dei flussi migratori. Parallelamente, progetti come Climate of Change e Le Rotte del Clima evidenziano l’importanza della sensibilizzazione e della formazione nella costruzione di comunità più resilienti.

Il ruolo chiave delle imprese

Un ulteriore aspetto che ho analizzato riguarda l’impatto delle imprese sulle dinamiche migratorie. L’adozione di modelli produttivi sostenibili, oltre a rappresentare una scelta etica e strategica, può contribuire a ridurre le pressioni migratorie nei territori più fragili. Aziende che investono in sostenibilità e nel rispetto dei diritti umani generano condizioni lavorative dignitose e favoriscono l’integrazione dei migranti nel mercato del lavoro.

Nel mio studio, ho messo in evidenza come strumenti come il Corporate Human Rights Benchmark (CHRB) offrano indicatori concreti per monitorare il rispetto degli standard ESG lungo le catene di fornitura. Al contempo, l’imprenditoria straniera in Italia si conferma un motore di crescita economica, con un saldo positivo di 6,5 miliardi di euro nel 2023, dato che sottolinea l’importanza di politiche aziendali inclusive.

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Il modello delle Società Benefit e delle B-Corporation

All’interno del panorama della sostenibilità d’impresa, ho dedicato particolare attenzione al modello delle Società Benefit e delle B-Corporation, che si stanno affermando come esempi concreti di aziende capaci di unire obiettivi di profitto e impatto sociale.

Un caso emblematico è quello di Mygrants srl SB, una realtà italiana che offre percorsi formativi e supporto ai migranti per facilitarne l’inserimento lavorativo. Questo modello dimostra come le imprese possano avere un ruolo decisivo nei processi di integrazione e sviluppo, contribuendo a una crescita economica più giusta e sostenibile.

Verso una nuova visione

Dallo studio emerge con chiarezza che un approccio ESG integrato tra governance pubblica e aziendale non è solo una scelta strategica, ma una vera e propria necessità per affrontare le sfide migratorie globali. È fondamentale che istituzioni e imprese collaborino in maniera più stretta, trasformando le migrazioni da problema complesso in opportunità per uno sviluppo sostenibile.

Investire in pratiche responsabili significa costruire un futuro più equo e resiliente. Solo attraverso un impegno condiviso tra attori pubblici e privati sarà possibile gestire le migrazioni in modo efficace, garantendo maggiore inclusione e stabilità sociale.

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